Marano Principato si inserisce nell'area collinare identificata con le Serre Cosentine, il cui territorio si trova nel versante interno della Catena Costiera Paolana, nell'Alta Valle del Crati. Da Marano si apre suggestivo un itinerario di tipo naturalistico che percorre la montagna del Silo fino a Cocuzzo e Potame. Nella zona detta "Timpa 'i cuorvu" vi è la grotta dei briganti, presso la quale, a detta dei maranesi, si verifica lo strano fenomeno dello spegnimento delle torce elettriche, dovuto, sembra, all'esistenza di una campo magnetico. Per quanto riguarda le origini, Marano Principato potrebbe corrispondere alla mitica "Pandosia", città Enotra del VI° secolo a.c., il cui sito originario non è ancora stato ritrovato: una delle frazioni attuali del paese si chiama infatti Pantusa. Gli studiosi si dividono, però, circa l'ubicazione di questa leggendaria città tra la zona di Mendicino e quella di Marano Principato – Castrolibero. Come agglomerato urbano si sviluppò dopo il terremoto del 1638 quando accolse i sopravvissuti dei vicini centri di Castelfranco (odierna Castrolibero) e Rende, che trovarono rifugio nella splendida valle dei "Casali di Marano", dedicandosi all'agricoltura e costruendo case chiamate "Torri". Il paese infatti non ha mai avuto un vero centro storico: i due centri più antichi sono quelli dell' Annunciata Vecchia e dei Savagli. Nella Chiesa dell'Annunziata, edificata nel periodo tra il 1550 e il 1666, si ammira quasi una personale pinacoteca del pittore Raffaele Rinaldi da San Fili. Di particolare importanza il "Premio Pandosia", storico concorso di arte contemporanea, da qualche anno realizzato in collaborazione con la Provincia di Cosenza e la Soprintendenza per i Beni culturali della Calabria nell'ambito dell'iniziativa "Art in Progress".